Il CEO di Unilever Paul Polman – il pessimista ottimista
Il CEO dice che la sua azienda ha il dovere di condurre su problemi chiave, che si tratti di Corporate Governance, investimento a lungo termine, economia globale o cambiamenti climatici.
“Il mondo è in una situazione più difficoltosa di quanto la maggior parte delle persone probabilmente pensa,” spiega Paul Polman. In base al tuo punto di vista, l’Amministratore Delegato di Unilever, una delle più grandi aziende al mondo, è o un cupo pessimista o una figura unica nel business internazionale, che crede che la sua azienda abbia il dovere di aiutare il mondo ad affrontare i suoi grossi problemi.
L’essere un pessimista ha certamente i suoi vantaggi come AD. Se sminuisci i mercati nei quali operi, allora nessuno si aspetterà molto da te. Se poi promuovi anche la tua coscienza sociale, allora ciò può aiutare a stimolare il modo in cui i tuoi clienti vedono la tua azienda, cosa particolarmente importante per una società come Unilever che produce marchi di consumo di tutti i giorni, dai detersivi in polvere Persil al Magnum, il gelato su bastoncino.
Polman è un habitué del circuito globale dei summit, avendo visitato il Davos for the World Economic Forum settimana scorsa e Parigi a novembre per il vertice sul cambiamento climatico.
Tuttavia, se passi del tempo in sua presenza, è chiaro che le vedute dell’Olandese stiano al cuore del modo in cui gestisce Unilever. Con un organico di oltre 170.000 ed un valore di mercato di quasi 90 miliardi di sterline, è convinto che Unilever abbia un dovere di fare da guida su argomenti chiave.
“L’economia globale ha molti fattori che stanno venendo insieme simultaneamente e con cui la gente probabilmente ha problemi, più che in passato,” dice.
“C’è la situazione geopolitica, abbiamo difficoltà a far crescere le economie negli Stati Uniti e in Europa, e i mercati emergenti stanno chiaramente rallentando.”
“C’è quindi pressione in tutto il mondo dal punto di vista della crescita economica. Ci sono poi le tensioni geopolitiche di cui tutti siete a conoscenza – e ora dobbiamo aggiungerci l’Arabia Saudita e l’Iran. Inoltre le problematiche del cambiamento climatico si stanno davvero rivelando – l’El Niño di quest’anno sarà probabilmente uno dei più severi, ed abbiamo appena avuto le alluvioni [in Gran Bretagna] e importanti inondazioni in America Latina.”
Polman, che quest’anno compirà 60 anni, crede che sia importante che le aziende intervengano nelle sfide che sta affrontando il mondo, perché non è chiaro chi altro lo farebbe in caso contrario.
“Effettivamente, è quella una delle problematiche chiave nel mondo di oggi – la mancanza di una governance globale in un mondo che è diventato molto più interdipendente,” dice.
“Storicamente alcuni paesi hanno giocato il loro ruolo, ma sembra che stiano tornando alle loro basi di partenza; altri non sono stati in grado di darsi da fare, affermando il proprio status di mercati in via di sviluppo. Ma sempre di più, i problemi che stiamo affrontando – cambiamento climatico, disoccupazione, coesione sociale, sicurezza alimentare – queste sono problematiche di proporzioni globali. Cadiamo spesso trappola nella visione di breve termine… o altre cose.”
“Molte delle istituzioni che vennero create ci hanno servito molto bene, ma sono state ideate nel 1948 al tempo di Bretton Woods [la conferenza tenuta nel 1944]. Non c’è da sorprendersi che ora ci sia una Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture ed altre alternative, poiché il mondo è andato avanti.”
Da quando Polman ha preso in carico Unilever nel gennaio 2009, ha cercato di passare dalle parole ai fatti. Unilever ha smesso di aggiornare il mercato azionario circa le proprie performance ogni trimestre per incoraggiare una visione di lungo periodo, ed ha lanciato un piano di vivere sostenibile che include un impegno a diminuire il contenuto calorico dei propri prodotti di gelateria. L’azienda si è impegnata ad eliminare il carbone dal proprio utilizzo energetico entro cinque anni, e a derivare tutta la propria energia da fonti rinnovabili entro il 2030. A Parigi, Polman era parte di un gruppo di leader di business che chiedevano l’instituzione di una tassa sul carbonio.
Tuttavia, un’azienda come Unilever è davvero impegnata in problemi di lungo termine quali i cambiamenti climatici quando deve anche rispettare le richieste degli azionisti e pagare centinaia di milioni di sterline in dividendi ogni anno?
Polman insiste che il dividendo sia parte del “bilanciamento delle decisioni su molteplici azionisti” e che i mercati finanziari stiano sempre di più allineandosi al suo modo di pensare.
“Le aziende stanno anche scoprendo che il prezzo del non fare le cose sta diventando più alto di quello del farle,” dice.
“L’era della trasparenza non dovrebbe inoltre venir sottovalutata. Ci sono molte persone ora che non vogliono investire in aziende che creino un futuro peggiore per i loro nipoti. Esse sono in grado di vederlo andando su Internet, e votano sempre di più con i loro portafogli.”
Aggiunge che gli investitori sanno quali aziende si comportano in maniera responsabile e quali non lo fanno, facendo presente che quasi la metà della capitalizzazione di mercato di Volkswagen è andata in fumo subito dopo lo scandalo emissioni.
Polman accetta che ci sia ancora un numero significativo di investitori che cercano un ritorno a breve termine il più grande possibile e a cui non importa troppo il modo in cui le aziende realizzino i loro dividendi. Ma è ottimista sul fatto che un numero sempre più grande di essi stia adottando una visione a lungo termine.
“Le società negli Stati Uniti spendono ora più denaro in riacquisizioni delle proprie azioni o in dividendi straordinari di quello che spendono reinvestendo nelle proprie aziende e nella protezione del loro futuro. Molti nella comunità finanziaria stanno cominciando a preoccuparsi di questo,” dice.
“Ad Unilever siamo fortunati nell’avere circa il 70% della nostra base di azionisti che è rimasta con noi sin da quando sono arrivato qui. Abbiamo deliberatamente cercato degli investitori a più lungo termine.”
Tuttavia, per tutte le problematiche a lungo termine a cui deve pensare Polman, ci sono anche sfide a breve termine che devono essere affrontate, incluso il referendum riguardo la partecipazione della Gran Bretagna nell’Unione Europea.
Il capo di Unilever è contro la Brexit, essendo convinto che il Regno Unito e l’UE saranno più forti insieme. Ma Polman crede anche che l’Europa abbia bisogno di riforme se vuole restare competitiva.
“L’Europa è molto occupata con se stessa nel breve termine,” dice. “I problemi fondamentali circa il come rendere l’Europa più competitiva e come farla crescere nel lungo periodo non stanno venendo discussi. È per questo che non vedi crescita in Europa, c’è ancora molta deflazione in molti mercati. Le vere difficoltà che hanno causato la crisi dell’euro similmente non sono state affrontate.”
Quanto ad Unilever stessa, Polman vuole continuare a mostrare che i suoi prodotti di cura personale e della casa, i suoi cibi e rinfreschi possano rimanere popolari a prescindere da quale sia lo stato dell’economia.
Nonostante il fatto che stia arrivando ai 60 anni e che la sua longevità come Amministratore Delegato sia più lunga del normale, Polman non ha in mente di ritirarsi: “Sono concentrato al 100% come se fosse il mio primo giorno. Ho ancora la stessa energia.”
“Per noi, è molto importante poter continuare a mostrare a tutti che, all’inferno o in acque profonde, qualsiasi sia la situazione economica, possiamo continuamente offrire una crescita competitiva di volume d’affari, migliorare la nostra redditività e farlo in modo responsabile. Possiamo far vedere che c’è un altro modello di business là fuori. Augurabilmente saremo in grado di far fronte ad alcuni di questi gravi problemi là fuori, e allo stesso tempo soddisfare le esigenze dei nostri azionisti.”
Articolo originale su Theguardian.com
