Se il nipote del caro leader coreano ha un profilo Facebook
Ultime notizie dal mondo del web: c’è un adolescente che usa Facebook spesso e volentieri. Niente di strano. Questo adolescente, su Facebook, si dice favorevole alla democrazia. Anche in questo non c’è nulla di strano. Il ragazzo in questione però, si chiama Kim Han Sol ed è nordcoreano. E qui cominciano le stranezze, se si considera la chiusura praticamente totale della Nord Corea verso l’esterno. E non è finita qui, perché Kim Han Sol non è un sedicenne nordcoreano qualsiasi, ma è il nipote di Kim Jong, il dittatore del paese che sembra uscito direttamente da un romanzo distopico di Orwell.
Un paese in cui internet praticamente non esiste, e se esiste è ad uso di una sparutissima minoranza. Un paese in cui solo nel 2010 sono stati registrati un migliaio di indirizzi internet, con tutta probabilità usati a fini propagandistici. Un paese in cui, se si viene dall’estero, bisogna depositare cellulari e apparecchi GPS presso gli uffici doganali. Un paese in cui le relazioni personali degli stranieri con i cittadini nordcoreani non vengono viste di buon occhio dalle autorità locali. Un paese in cui i media sono ipercontrollati dal regime, tanto che nella classifica stilata dall’organizzazione Reporter Senza Frontiere sulla libertà di espressione nel mondo i media della Corea del Nord occupano il penultimo posto, seguiti solo da quelli dell’Eritrea.
È per questo che la scoperta, da parte delle autorità sudcoreane, del profilo Facebook del figlio del primogenito del “caro leader” ha destato tanto scalpore, e ha messo nuovamente in luce, se ce ne fosse stato bisogno, la completa mancanza di libertà di stampa e di espressione in Corea del Nord. A dire la verità non si è ancora appurato se si tratti effettivamente del nipote del dittatore coreano o se sia invece un’astuta mossa per sviare l’attenzione dalla questione del disarmo nucleare. In ogni caso, però, questa vicenda fornisce un’occasione in più di riflessione anche per tutti noi, utenti abituali di internet, dei social network e dei blog, per comprendere quanto internet faccia paura proprio perché, come in questo blog è già stato ribadito più volte, è uno strumento estremamente democratico e utilissimo per mettere in pratica quella libertà di espressione di cui si parla tanto e che in certi paesi, Corea del Nord in primis, manca totalmente.

