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Quando la mania del twittare e postare contagia anche i VIP

Questa settimana vorrei parlare di Twitter e in particolare della diffusione che questo social network sta avendo finalmente (nel senso letterale del termine, cioè “alla fine, per ultimo”) anche in Italia. Il social network più famoso d’America fu infatti lanciato già nel Luglio 2006 dal software designer Jack Dorsey.

Fabio Volo - Twitter e Facebook

Riallacciandomi al post di ieri di Francesca, vorrei analizzare il termometro di felicità, o forse sarebbe meglio dire di INfelicità che emerge dalle pagine Twitter di molti personaggi famosi: oltre ad utenti “comuni” che condividono i loro pensieri e le loro giornate sul social, di recente sembra infatti che siano molti anche i VIP che si fanno un account Twitter. Solitamente i personaggi famosi utilizzano questi profili sia come profili “personali” che come canali di promozione del loro ultimo film, del loro libro o del programma che conducono; e fin qui nulla di strano nel senso che, dato che i tweet sono assolutamente liberi, nulla vieta che un personaggio possa utilizzarli anche per pubblicità, esattamente come facciamo noi quando pubblichiamo la marca dei jeans che ci hanno regalato per Natale, oppure condividiamo il nome del ristorante dove abbiamo cenato l’altra sera.

La cosa veramente interessante è che la diffusione di questo social, ma anche del famoso Facebook, sta coinvolgendo i personaggi famosi in dei veri e propri fenomeni mediatici, che nascono proprio dai loro tweet o post. L’ultimo (ed anche abbastanza acceso) caso ha visto come protagonista l’attore/scrittore Fabio Volo, che in seguito ad un suo tweet dove commentava la copertina di Vanity Fair -criticando il titolo scelto dal Direttore del settimanale per la copertina dedicata alla sua intervista- ha ricevuto una risposta ufficiale dal Direttore del giornale, ed ha dato il “la” ad alcune pagine web dedicate allo scontro e anche a numerosissimi tweet di opinioni da parte degli utenti del social.

Il (anzi i) tweet di Volo ai quali il Direttore di Vanity Fair, Luca Dini, si è sentito di dare un commento pubblico nel suo blog citavano esattamente così: “ Che tristezza e che squallore il titolo di vanityfair associato a me.”, e ancora “Con vanity ho parlato del mio libro del mio film e anche di donne Ho già dichiarato che il taglio che hanno dato E’ squallido.”

Non voglio giudicare assolutamente il fatto che il Direttore abbia risposto a Volo, anche se secondo me ha fatto bene a difendere la correttezza della sua testata e la professionalità della sua giornalista di fronte alle insinuazioni dell’attore- io avrei fatto lo stesso- ma trovo che i social abbiano innescato, come è lampante in questo caso, un fenomeno ben più complesso che un semplice botta-risposta fra intervistato ed editore, dibattito che in sostanza c’è da sempre e ci sarà per sempre (a parte il fatto che una volta le risposte si davano sulla carta stampata ed ora si usano i siti internet, i blog o i social).

insulti fiorello-guzzantiQuello che veramente non capisco è COSA abbia contribuito a diffondere la convinzione, tra gli utenti del web, che tutto ciò che viene scritto dagli altri (famosi o no) sia da commentare, elogiare, da opinare, da smentire, da screditare.

Volo ha scritto su Twitter che non gli piaceva il titolo scelto per la copertina, Dini ha fatto delle precisazioni “ufficiali”. Stop. Per me la cosa poteva tranquillamente finire qui ed essere archiviata – a seconda di come ognuno la vuole vedere- come un’incomprensione, come la già-sentita-stra-sentita nenia dell’intervistato che sostiene che l’intervista sia stata ritoccata o come il tentativo di un editore di vendere più copie grazie ad un titolo shocking.

Non mi spiego neanche come mai Volo abbia voluto ulteriormente commentare sui social il blog dell’editore, quasi si fosse sentito in obbligo di replicare, per altro con concetti che aveva già espresso e con un velo di perbenismo nei confronti del lavoro della redazione ecc. , e non capisco sinceramente neanche le centinaia di tweet e post pubblicati da fan e utenti dei social che, perlopiù, hanno approfittato del polverone per dare giudizi totalmente non pertinenti alla questione: giudizi sulla rivista, sulla bravura di Volo come scrittore, sulla sua carriera da attore e via di questo passo.

C’è anche da sottolineare poi il fatto che questo tipo di messaggi irriverenti, provocatori e a volte anche offensivi tra personaggi famosi, che vengono recapitati per mezzo dell’uccellino blu più famoso del web sembrano essere prerogativa dei VIP Italiani, dato che oltreoceano, in America, i personaggi noti sembra utilizzino Twitter praticamente solo come un “diario” dove pubblicare notizie sulla loro vita di tutti i giorni, sulla loro musica preferita, dove condividono video musicali ed interessi vari, insomma in altre parole postano esattamente lo stesso tipo di cose che pubblicano le persone comuni. In Italia pare che la moda del momento segua la direzione opposta: i vaff** e simili tra VIP si sprecano, le critiche sui rispettivi programmi, lavori, look sono all’ordine del giorno nei profili, quasi come se lo screditare ed insultare il collega/rivale sui social sia il modo migliore per avere la meglio su di lui.

Un consiglio che vorrei dare quindi agli utilizzatori dei social (e che sono sicura condividerà anche Silvia -che ringrazio per il materiale fornitomi per questo post-) è quello di contare fino a 10 prima di commentare qualcosa, dato che casi come questo dimostrano che si può facilmente farsi trascinare dall’ entusiasmo e riempire intere pagine di frasi non pertinenti, ripetitive ed irritanti e di giudizi non oggettivi.

Ai VIP che usano i social consiglio naturalmente di pubblicare contenuti in maniera responsabile, dato che hanno un numero di followers considerevole, ma di non sentirsi in obbligo di giustificarsi con chiunque per quello che scrivono nei social, alla fine sono pur sempre opinioni personali di una persona, prima che di un personaggio.

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