Ma sito drio dirme che feissbuc salvarà el diaeto?
Una delle cose che mi ha colpito di più nel mio arrivo in Italia, e in particolare qui nel veneto, è stata la ricchezza non solo di termini e espressioni che ha la lingua italiana della strada (e quindi non quella che ti insegnano libri e manuali vari), ma anche di queste numerosissime varietà dialettali molte delle quali non potevo neanche immaginare esistessero.
Oggi mi trovo a lavorare sì, in italiano, ma ho la fortuna di condividere ufficio con fiere rappresentanti e profonde conoscitrici del dialetto veneto, veneziano, vicentino e così via. Non solo, a parte dei numerosi termini quotidiani, praticamente ogni giorno spuntano dai computer modi di dire uno più bizzarro dell’altro, e che vorrei non solo ricordarmi ma anche documentare e conservare, perché sarebbe un vero peccato se andassero persi.
E’ proprio su questo argomento e in occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre del 21 febbraio che ci soffermavamo oggi, e su come Facebook, nonostante i suoi difetti , diventerà fra qualche anni una fonte ricchissima di informazioni su questi dialetti.
Certo, i chat, cellulari e social network non hanno fatto grandi favori alla lingua standard, considerata oggi come quella grammaticalmente corretta, ma io sono del parere che le lingue, come le società, evolvono con il tempo, soprattutto perché la lingua è il riflesso della società e una nuova società non può spiegarsi con una vecchia lingua. Nello stesso modo che l’inglese del 1500 non è come quello di oggi e che la parola “pericolo” faceva una volta parte del vocabolario spagnolo (periculum >pericolo>periglo e ora “peligro”), i cambiamenti non sono ne buoni ne cattivi, e soprattutto non riduttivi, perché al contrario di quello che molti pensano, questi strumenti non portano necessariamente all’estinzione delle varianti e all’utilizzo di una sola lingua dalla parte di tutti (una variante più o meno alterata dell’inglese) come dimostrato nel caso latino-italiano-spagnolo, ma a una diffusione, identificazione e soprattutto documentazione effettiva che faranno molto per la conservazione di dialetti e lingue di tutto il mondo.
Ho sentito spesso parlare di come i dialetti siano in pericolo in Italia, di come la lingua che parlano i nonni si perderà perché la tradizione orale non passa da genitori a figli, eppure andando sulle bacheche Facebook delle mie colleghe mi sembra leggere la versione italiana del klingon. O leggendo i post della mia famiglia politica kosovara (che parla il dialetto gheg), che hanno fatto sì che io possa ora (più o meno) comunicare con i membri più anziani della famiglia, che di albanese ufficiale non ne sanno una parola. Non posso evitare di pensare che se non ci fossero questi mezzi, allora forse sì che avremmo perso l’opportunità di esprimerci in termini quotidiani al di fuori delle mura di casa nostra, limitando l’uso e la conoscenza del dialetto che in contesti lavorativi o più formali non è sempre apprezzato.
In più, se una cosa sanno fare i social è permettere di incontrarsi a persone con gli stessi interessi, collegati da un elemento culturale o da una passione che nella piattaforma web è più semplice che mai. Questo ha servito in moltissimi casi a creare comunità con forti interessi culturali nelle quali si crea un senso di identità che viene solo rafforzato dall’utilizzo di una lingua comune, diversa da quella degli altri gruppi e che diventa per ogni uno la vera forma di espressione della propria persona, la vera lingua madre che tutti, sia quale sia la nostra, dovremmo festeggiare con orgoglio il prossimo martedì 21, giornata internazionale della lingua madre.
A presto!
Alba