La primavera russa e la protesta che corre sul web
Se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi riguardo all’importanza dei blog, dei social network e della rete in generale nello smobilitare l’opinione pubblica e nel veicolare le proteste e le opinioni dei popoli, certamente ha dovuto ricredersi dopo quanto successo in Russia negli ultimi giorni.
Ecco i punti salienti: il 4 dicembre scorso in Russia si sono svolte le elezioni legislative, che hanno visto la vittoria del partito di Putin e Medvedev. Vittoria forse solo apparente, però, visto che il sospetto di brogli aleggia prepotentemente sul risultato delle elezioni. Tanto prepotentemente che si scatena una forte protesta tra gli oppositori e i cittadini russi che reclamano delle elezioni più limpide e chiedono a gran voce che le elezioni vengano ripetute in modo più trasparente.
Ed è qui che entra in gioco il web. Perché è proprio in rete che la protesta si espande. In quella stessa rete che il governo russo vorrebbe arginare (vedi il tentativo da parte del ministro degli Esteri Lavorv di varare un documento internazionale che vieti l’anonimato in internet, con la scusa che questo possa costituire un incentivo a compiere azioni irresponsabili, violente e terroristiche) pur dicendo di apprezzarne le potenzialità (Medveded è un assiduo frequentatore di Facebook, ed è da qui che ha lanciato strali contro le proteste scoppiate all’indomani dei supposti brogli elettorali, pur assicurando di avere intenzione di avviare un’inchiesta a riguardo).
È da Facebook, e dal social network russo Vkontakte, che è partito l’invito a scendere in piazza, a Mosca, a protestare (in oltre centomila si sono poi fisicamente riversati in piazza sabato scorso).
È in rete che sarebbero stati caricati video che dimostrano come dei brogli, effettivamente, ci sono stati (in un video si vedrebbe come in un seggio a Mosca siano state impiegate delle penne con inchiostro cancellabile).
Ed è un “professionista della rete”, il famoso blogger Alexei Navalny, uno dei 600 arrestati durante le contestazioni che hanno avuto luogo all’indomani delle elezioni, prima della manifestazione organizzata sabato scorso.
Internet ha dunque avuto, e sta avendo, un ruolo di primaria importanza in quella che è già stata ribattezzata come la “primavera russa”. Certo a prima vista potrebbe sembrare che tutto questo non sia servito a molto, dato che dopo lo spiraglio aperto da Medvedev riguardo ad una possibile inchiesta sui presunti brogli elettorali, Putin ha fatto sapere, tramite il suo portavoce, di non voler prendere in considerazione la richiesta dei cittadini di ripetere le elezioni. Ma di positivo c’è che i cittadini russi la testa non la vogliono abbassare, e se hanno deciso e hanno avuto la possibilità di far sentire la propria voce (si è trattato della prima protesta governativa dal 1993), una (gran) parte del merito è anche del web che gli ha fornito il mezzo per farlo.