Bufale e notizie false sul web: quali soluzioni?
Internet è una fonte quasi inesauribile di informazioni, notizie ed opinioni. Fin qui tutto bene. Questa fonte inesauribile però, com’è logico che sia, vista la natura libera e democratica del web, è fatta anche di bufale e notizie sbagliate nel migliore dei casi, e di opinioni e informazioni pericolose e fuorvianti nel peggiore.
Perché finché ci ritroviamo a leggere una notizia falsa sulla morte di un qualche personaggio famoso (com’è accaduto di recente con Paolo Villaggio, Bon Jovi e Bud Spencer), non ci sono particolari problemi. Certo, non si tratta di una situazione poi tanto simpatica, né per il diretto interessato che si ritrova a leggere la news della propria dipartita e deve fare tutti gli scongiuri del caso, né per i parenti che rischiano di farsi venire un coccolone e di essere colpiti da un fuoco di messaggi di condoglianze, né per gli ammiratori. In questi casi, però, la bufala è facilmente e velocemente smentita – grazie alla celerità con cui viaggiano le notizie sul web –, e passano al massimo pochi minuti prima di trovare in rete una notizia che neghi o rettifichi la news errata.
Discorso diverso per quei gruppi e per quelle persone che usano la rete per diffondere notizie false relative ad argomenti particolarmente delicati e per negare verità scientifiche e storiche appurate. Evgeny Morozov ha messo in luce come la rete venga usata, per esempio, da coloro che negano le teorie evoluzionistiche, o che negano fenomeni quali il riscaldamento globale o scoperte mediche quali la connessione tra virus dell’HIV e l’AIDS. Comunità che usano il web per diffondere le proprie idee e per raccogliere adepti, e che sfruttano proprio la libertà e l’ampio palcoscenico fornito dal web per agire praticamente indisturbati. Perché se è vero che di notizie false e sbagliate sono pieni anche i giornali e gli altri mezzi di comunicazione, è anche vero che l’ampiezza e la libertà che caratterizzano la rete possono acuire il problema.
Che soluzioni ci sono in questi casi? Morozov indica, come possibile alternativa, quella di fare in modo che i browser indichino quando si è in presenza di informazioni sospette, come nel caso di Dispute Finder di Mozilla, o ancora chiede che i motori di ricerca si assumano maggiori responsabilità ed esercitino un maggiore controllo editoriale, soprattutto quando vengono effettuate ricerche su argomenti particolarmente delicati. In un articolo pubblicato su Forbes Adam Thierer ha ricordato come Google abbia già messo in atto una sorta di controllo con la ricerca del termine “Jew” (ebreo): anziché censurare i risultati che portavano a siti antisemiti, in questo caso Google decise di collegarci un messaggio con un link ad una pagina di scuse contenente a sua volta un link al sito dell’Anti-Defamation League.
Non si tratta di una passeggiata però, anche perché se per certi argomenti è facile capire dove sta la verità e dove la menzogna, cos’è giusto e cos’è sbagliato (o almeno così dovrebbe essere), in molti altri casi potrebbe non essere così facile stabilire quali siano le notizie e informazioni utili e quali invece quelle mistificatorie. Il rischio potrebbe essere quello della censura, pericolo dal quale il web e il suo popolo si difendono – giustamente – con le unghie e con i denti.