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Le euristiche della SEO, o di come l’intuito lottò contro i dati

Il web, ti insegna l’umiltà. L’umiltà non solo a livello utente, quando ti rendi conto di non sapere neanche una minima frazione delle appassionanti conoscenze che questo strumento custodia. Nemmeno solo a livello personale, quando ti accorgi delle realtà lontane dalle nostre che possono insegnarci tanto, ma anche, si, a livello professionale e nel caso specifico a livello SEO.

La SEO ha molto di tecnico, ma ha anche una parte di intuito, di feeling con un certo argomento, con un certo sito, difficile da misurare. Con il tempo questa capacità intuitiva si accresce, come risultato delle esperienze e a forza di sbagli e test, che sono alla fine l’unico modo in cui si imparano le cose.

Questa finezza si esprime, come ho visto nei miei colleghi più esperimentati, nell’identificare le strade a percorrere per trovare i risultati desiderati, nell’imparare a riconoscere una buona idea quando questa si presenta e nell’avere fiducia sulle proprie conoscenze e capacità per intraprendere una strada che forse non tutti consigliano con la convinzione di chi sa di cosa parla.

Questo talento, che pur essendo insegnabile ha molto di curiosità e predisposizione naturali, ha un unico rischio: il lasciarsi portare dal proprio ego. Il web e il lavoro della SEO in particolare hanno il vantaggio di basarsi in una percentuale notevole sui dati. Dati organizzati, manipolabili, disponibili all’istante. Eppure, a volte abbiamo (e sono la prima a includermi in questo gruppo) dei dubbi di fronte ad alcune evidenze. Certo, tutti i dati sono soggetti a interpretazioni e devono guardarsi in contemporanea con altri fattori che ne condizionano i valori, ma vi parlo di decisioni salomoniche, in cui avendo per due alternative considerate tutte le variabili uguali, un solo elemento è determinante, e nemmeno così ci convinciamo che A sia meglio di B.

In tanto che utenti, e soprattutto in tanto che persone con tutte le limitazioni proprie del genere umano, abbiamo dei preconcetti programmati nella nostra mente (euristiche) che ci facilitano enormemente la vita in molti casi ma che bisogna lasciare da parte quando si affronta un lavoro come l’ottimizzazione di un sito.

Intuito si, esperienza sicuramente, ma anche presa di coscienza che non sempre quello che pensiamo è vero, che la nostra non è l’unica scelta giusta e che, al contrario, il confronto con clienti, colleghi, e utenti di base alieni a tutto quello che significa il marketing su internet , non può che arricchire i nostri progetti.

Voi cosa dite, cuore o testa?

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